Perché i jihadisti attaccano nella penisola del Sinai e quali sono gli obiettivi?
Il governo egiziano ha annunciato che in un attacco jihadista nel Sinai sono rimasti uccisi 11 suoi militari, tra i quali c’è anche un ufficiale. Sono cinque invece i soldati feriti.
L’attacco è avvenuto in una stazione di pompaggio dell’acqua nella penisola del Sinai. Più precisamente, scrive Associated Press, nei pressi della città di Qantara, provincia di Ismailia. Non c’è alcuna rivendicazione dell’attentato.
Da anni l’esercito de Il Cairo è impegnato a sradicare il terrorismo islamico dal Sinai dove è presente e attivo il gruppo terroristico Wilayat Sinai (Stato del Sinai), precedentemente noto come Ansar Beit al Maqdis. Il gruppo jihadista nel 2014 ha giurato fedeltà all’Isis, il sedicente califfato guidato allora da Abu Bakr al-Kadr.
L’esercito egiziano uccide 19 terroristi nel Sinai
Gli attacchi degli islamici si sono intensificati negli anni dopo il rovesciamento nel 2012 del governo guidato da Mohammed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani.
L’obiettivo principale dell’offensiva di violenza dei jihadisti è quello di colpire le infrastrutture che, attraverso il Sinai, trasportano petrolio e gas egiziano verso Israele e Giordania. Lo scorso novembre, il governo egiziano d’intesa con quello di Israele ha dispiegato i suoi militari nei pressi della città di frontiera di Rafah per prevenire eventuali attacchi alle pipeline.
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