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Ascesa e declino dello Stato Islamico

Ascesa e declino dell'Isis

Ascesa e declino dell'Isis

Come il Califfato ha perso il territorio che controllava da 3 anni.

L’Isis è apparso sul palcoscenico mediorientale nel primo decennio del 21° secolo. E’ nato da una costola del gruppo di al-Qaida operativo in Iraq. La sua prima comparsa ufficiale fu quando esplose la guerra civile in Siria nel 2011. All’epoca la frattura con il movimento fondato da Osama bin Laden si era già consumata. La nuova formazione jihadista si era data un nome: Isil (Islamic State in the Levant). Successivamente, nel 2014 ha assunto il nome di Isis (Islamic State of Iraq and Syria).

Nel giro di pochi anni, l’Isis è diventato il più importante punto di riferimento dei jihadisti, attirando e affascinando migliaia di musulmani nel mondo per la missione che si proponeva e la brutalità che metteva in campo.

La mission più attraente è stata la prospettiva di creare un califfato. In altri termini faceva sognare le nuove e vecchie generazioni di musulmani sulla possibilità di avere un territorio dove esercitare la propria sovranità. Il capo dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, apriva la possibilità a una parte del mondo islamico di avere una propria terra promessa. La fondazione e gli obiettivi dell’Isis mettevano la sordina al gruppo di al-Qaida, che dopo l’11 settembre 2001 non aveva mai fatto capire i propri scopi. Al-Qaida insomma uccideva e finiva sui giornali, mentre l’Isis uccideva ma conquistava territori.

Il territorio più importante che l’Isis ha conquistato è stato lo spazio in internet. Grazie all’uso efficiente del web, dei social e di quanto la tecnologia informatica possa offrire, e ricorrendo a una strategia di comunicazione ben studiata, lo Stato Islamico è riuscito nell’impresa psicologica di catechizzare numerosi musulmani, convincendoli a aggiungersi al movimento.

Nel 2014 al-Baghdadi ha proclamato il Califfato nella città irachena di Mosul. Tra il 2014 e il 2015, lo Stato Islamico ha raggiunto la massima estensione di territorio sotto il suo controllo in Iraq e Siria. Numerose e importanti città sono state conquistate dall’Isis: Mosul, Ramadi, Tikrit (poi riconquistata dai curdi) tra le più importanti in Iraq. Molte altre in Siria, come Raqqa che diventerà la roccaforte siriana del Califfato.

Nella seconda metà del 2015 comincia il declino dell’Isis. Da circa un anno erano cominciate le operazioni aeree della coalizione di Paesi guidata dagli Stati Uniti. Migliaia di attacchi aerei colpivano le postazioni Isis in Iraq e Siria. Partivano dalle portaerei stanziate nel Golfo o dalle basi militari in Kuwait e negli Emirati Arabi Uniti. Soprattutto colpivano gli impianti petroliferi di cui l’Isis si era impadronito.

La prima grande sconfitta dell’Isis è stata la perdita della città siriana di Kobane nel settembre 2015. Poi ci fu la liberazione della grande città di Ramadi nel gennaio 2016 da parte dell’esercito iracheno. La pressione sullo Stato Islamico intanto aumentava con i bombardamenti aerei continui. Non più solo da parte della coalizione guidata dagli Usa ma anche dalla Russia, che nel 2015 fece i suo ingresso in Siria ufficialmente contro il Califfato ma in realtà per difendere l’alleato Bachar al-Assad. Allo stesso tempo anche francesi e britannici sono intervenuti massicciamente in Iraq dopo gli attentati a Parigi.

La conseguenza di questo fu un ridimensionamento dello Stato Islamico. Molti capi del gruppo jihadista sono stati uccisi, molti combattenti sono ritornati nei Paesi da cui erano arrivati ( i cosiddetti foreign fighters). Molti miliziani si sono però trasferiti in Libia, vedendo ne caos del Paese nordafricano la prospettiva di potere installare un nuovo centro di potere dello Stato Islamico.

Tra il 2015 e il 2016 gli americani hanno usato in maniera massiccia i droni, controllati da una base del Nevada. Grazie all’uso di questi aerei e delle loro bombe, sono state liberate ampie zone dell’Iraq riducendo il controllo territoriale dello Stato Islamico.

In Iraq la leadership del Califfato ha saputo giocare sulla divisione esistente tra sunniti, sciiti e curdi esistente nel Paese. Con la promessa di uno Stato Islamico e di un Califfato hanno fatto intendere ai sunniti che avrebbero riacquistato un ruolo predominante nell’Iraq.

La promessa del Califfato accompagnata da fanatismo e pratiche brutali ha invece segnato la fine dei sogni utopistici dell’Isis.

Non tutte le tribù sunnite irachene sostennero l’Isis. In realtà furono in poche a appoggiare i jihadisti. E lo fecero solo per perseguire i propri obiettivi di influenza territoriale, non certo per tornare al regno islamico del VI secolo dopo Cristo. Una volta ottenuto ciò che volevano si sono ribellati allo StatoIslamico e soprattutto verso i combattenti stranieri.

Inoltre, il fanatismo e la brutalità delle uccisioni ha messo contro l’Isis tutte le minoranze religiose irachene come i cristiani, i caldei, gli yazidi, e molti altri. Il Califfato ha trovato in questo modo un fronte di opposizione che gli ha dato filo da torcere ( basti pensare alla resistenza delle donne yazide).

Infine, ci sono i sunniti non jihadisti anche loro impegnati a combattere l’Isis.

Lo Stato Islamico insomma ha trovato in Iraq una resistenza che è nata per il fanatismo e la brutalità mostrato dal Califfato.

Il declino dell’Isis ha raggiunto il suo punto massimo con la sconfitta di Mosul, la città simbolo dove Baghdadi aveva proclamato la nascita del Califfato, e quella in Siria a Raqqa. Ora restano ancora poche sacche di resistenza anche se l’Isis non va sottovalutato. Ma la sconfitta in Iraq e in Siria rende oggi quasi impossibile mettere in pratica un motto dello Stato Islamico: da Mosul a Gerusalemme.

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