Teheran apre un fronte sul mare contro Israele. Cosa c’è in gioco nelle acque del Golfo tra Israele e Iran?
Israele accusa l’Iran di avere attaccato giovedì 25 febbraio una nave nel Golfo di Oman. La Mv Helios Ray batte bandiera delle Bahamas ma è di proprietà di una compagnia israeliana. Nei pressi dello Stretto di Hormuz, almeno due missili sono stati lanciati contro la nave, danneggiandola senza però ferire alcun membro dell’equipaggio. Il vascello si è diretto nel porto di Dubai per le riparazioni necessarie.
Il ministero della Difesa di Israele ritiene che le Guardie Rivoluzionarie iraniane abbiano sparato volutamente per colpire la Mv Helios Ray. Benny Gantz, ministro della Difesa israeliano, ha definito “probabile” la responsabilità iraniana. Gantz, che è notoriamente moderato e di certo non un falco dentro il governo, ha detto che ci sono tanti elementi che fanno pensare all’Iran anche se occorre attendere la fine delle indagini in corso.
Cosa c’è in gioco
I vertici militari israeliani sono certi che l’Iran stia lavorando per aprire un fronte sul mare contro lo Stato ebraico. In gioco c’è la libertà di navigazione nelle acque del Golfo. Eventuali blocchi al transito navale possono danneggiare gravemente l’economia israeliana perché rende più difficile l’import e l’export.
I transiti navali in gioco sono tre:
- lo Stretto di Bab el-Mandeb (porta del lamento funebre), che separa l’Asia dall’Africa;
- lo Stretto di Hormuz, che separa il Golfo persico-arabico dal Golfo di Oman;
- il Canale di Suez che collega il Mediterraneo con il versante mediorientale-asiatico;
Queste rotte di transito collegano dunque Asia, Africa, Mediterraneo e Europa. Circa il 20% del commercio internazionale di petrolio passa da questi canali con un volume d’affari di miliardi di dollari. Le vie d’acqua sono strategiche per Gerusalemme, che ha il 90% delle sue importazioni e esportazioni per via marittima per un valore annuale di 15 miliardi di dollari. L’accordo voluto da Donald Trump tra Israele e Emirati Arabi Uniti aveva portato a mettere fine al boicottaggio dei prodotti israeliani, aprendo di più la porta al commercio israeliano nel Golfo.
Se Teheran intensifica i suoi attacchi in questi mari, Israele troverà sempre meno compagnie navali disposte a trasportare le sue merci. Inoltre, rischiano di aumentare di molto i costi assicurativi con forti aumenti dei prezzi sul mercato israeliano. Una situazione che Israele non può permettersi.