Manovre diplomatiche a tutto campo per tornare all’accordo nucleare iraniano. Diplomazie di Washington e Teheran al lavoro.
Stati Uniti e Iran cercano la strada per tornare all’accordo nucleare iraniano. Le diplomazie sono al lavoro e si mandano messaggi a distanza con aperture politiche che sono un grande passo avanti rispetto agli ultimi quattro anni. Oggi (7 febbraio) il leader spirituale e guida suprema iraniana Ali Khamenei è intervenuto nel dibattito. Khamenei ha detto che l’Iran si riunirà all’accordo nucleare solo dopo che Washington avrà ridotto le sanzioni. Biden aveva detto poco prima che il governo degli Stati Uniti non revocherà le sanzioni all’Iran fino a quando Teheran non interromperà le attività di arricchimento dell’uranio.
L’apertura di Zarif
Il primo segnale arriva con il ministro degli esteri di Teheran, Mohammad Zarif, sulle pagine dell’autorevole magazine americano Foreign Affairs (l’ho pubblicato in questo post). Il ministro Zarif scrive che l’Iran vuole la ripresa e il rispetto dell’accordo nucleare iraniano. Anche con la partecipazione degli Stati Uniti.
Un messaggio forte, che alla Casa Bianca non è sfuggito. Il new look diplomatico di Joe Biden non si lascia scappare questa occasione. L’apertura americana è già evidente nell’intervista interessante che la brava Viviana Mazza del Corriere della Sera ha fatto a Robert Malley, inviato speciale Usa per l’Iran. L’intervista è riportata sul Corsera domenica 31 gennaio ed è pubblicata qui. Malley ha fatto intendere che Biden vuole tornare all’intesa sul nucleare con l’Iran pur riconoscendo che si tratta di un percorso complicato.
L’offensiva diplomatica degli Stati Uniti
L’attivismo americano diventa più intenso con il segretario di Stato Tony Blinken. Il 5 febbraio scorso, il capo del Dipartimento di Stato americano ha organizzato un incontro virtuale con i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania. Al primo punto in agenda c’è come far rivivere l’accordo nucleare iraniano e la sfida sulla sicurezza regionale del Golfo. Stati Uniti e Paesi europei firmatari dell’accordo tornano a parlarsi. Una cosa difficile negli ultimi anni di Donald Trump come presidente. Un resoconto dell’incontro lo riporta la Reuters (lo pubblico qui).
La risposta di Teheran
A Teheran seguono con attenzione il dibattito e le mosse negli Stati Uniti. Capiscono che la riunione di Blinken è un’occasione importante. Così il ministro degli esteri iraniano torna sul tema con un’intervista pubblicata il 6 febbraio su Hamshahri, il più importante quotidiano nazionale in lingua persiana-iraniana. Zarif invita Biden a accelerare il ritorno all’accordo nucleare. Ricorda a Washington che a giugno ci sono le elezioni presidenziali in Iran. Potrebbe vincere un presidente conservatore radicale e l’accordo sarebbe finito definitivamente. Il rischio di avere una leadership con una linea più dura esiste, fa intendere Zarif. Perché le sanzioni imposte da Trump hanno creato e diffuso un sentimento fortemente anti-americano anche tra gli iraniani più moderati. Ecco qui il servizio dell’agenzia Reuters.
Intanto arriva un altro segnale Usa. Il Dipartimento di Stato comunica l’intenzione di togliere i ribelli Houthi, il movimento sciita filo-iraniano combattente in Yemen, dalla black list dei gruppi riconosciuti come terroristi. Biden rovescia così la decisione che Trump e Mike Pompeo avevano preso poco prima di lasciare la Casa Bianca. Ne ho parlato qui.
Il percorso per tornare all’accordo non sarà facile. Tutto può succedere e molto dipenderà dalle volontà effettive di Teheran e Washington. Le diplomazie sono al lavoro a distanza su fronti diversi ma un dialogo tra Stati Uniti e Iran ancora non c’è stato. Il tempo stringe perché le elezioni di giugno sono imminenti. E tutto può succedere.