Dalla conferenza internazionale di Roma sulla Libia e’ arrivato il pieno sostegno dei rappresentanti di 18 governi occidentali e delle potenze regionali all’accordo tra le parti libiche per un governo di unita’ nazionale che sara’ firmato mercoledi’ in Marocco. Il nuovo esecutivo, e’ trapelato dai lavori alla Farnesina, dovra’ essere operativo entro 40 giorni. Sara’ questo “il primo passo verso la transizione”, ha spiegato l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler. Il primo passo per consentire al popolo libico di avere un governo che inizi a lottare per sradicare il terrorismo, che come ha detto il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha “colmato il vuoto” di quattro anni che si e’ creato nel Paese dopo la caduta di Gheddafi. L’Italia, ha assicurato il padrone di casa, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, “avra’ un ruolo fondamentale” da questo momento, in base alla cornice che sara’ stabilita’ dall’Onu e alle richieste del governo e del popolo libico. Gentiloni ha parlato anche di “convergenza senza precedenti” e ha assicurato che la comunita’ internazionale “affrontera’ la minaccia Isis come sta gia’ facendo in altri Paesi”, con chiaro riferimento a Iraq e Libia. La conferenza, recita il documento conclusivo, “esprime determinazione, in collaborazione con il governo libico di unita’, a sconfiggere l’Isis eliminandone la minaccia”. La comunita’ internazionale si impegna anche nell’assistenza umanitaria. “La situazione economica e umanitaria e’ “drammatica”, hanno sottolineato Kerry e Kobler. Pur essendo un Paese ricco di petrolio, in Libia 2,4 milioni di persone su 6 hanno bisogno di aiuti umanitari. Il nuovo governo libico dovra’ avere base a Tripoli, e l’obiettivo e’ stabilirlo nella capitale entro 40 giorni. Nel frattempo dalla conferenza arriva la richiesta di un immediato cessato il fuoco. L’accordo “prevede una transizione di un anno per portare avanti il processo costituzionale”, ha spiegato Kobler, aggiungendo che poi il governo di unita’ “dovra’ fare ulteriori passi avanti”. Ma, ha detto, “i delegati libici presenti qui a Roma rappresentano la maggioranza del popolo libico. Credo che il treno sia partito nella direzione giusta. Kerry ha poi riconosciuto che c’e’ chi dentro e fuori la Libia lavora per far fallire l’accordo e, ha avvertito, “chi lo mina paghera’ un caro prezzo” perche’ “l’unica base legittima per un futuro della Libia e’ questo governo”. (AGI)
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