La presidente del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha annunciato da Bruxelles un aiuto economico di 17 mila milioni e mezzo di dollari, circa 15 mila milioni e mezzo di euro, all’Ucraina. In cambio, il governo di Kiev deve realizzare un considerevole pacchetto di riforme: revisione della politica energetica, contenere la spesa pubblica, ridurre la burocrazia. Si tratta della solita cura dimagrante propinata dal Fmi a fronte di prestiti internazionali, una ricetta che ha piegato di solito i paesi beneficiari del prestito. Da ultimo la Grecia, ma l’elenco è molto lungo. Fin qui dunque niente di nuovo, tanto più che Kiev ha già ricevuto liquidità dal Fmi negli anni scorsi. La vera questione è capire se la promessa del prestito arriva casualmente all’indomani del cessate il fuoco nell’Ucraina dell’est a seguito degli accordi di Minsk. La Lagarde per ora ha spiegato la decisione del Fmi con l’atteggiamento responsabile di Kiev e la forte disciplina fiscale messa in atto dal governo. Che tradotto dal linguaggio del Fondo significa incremento delle tasse sui beni di consumo ma anche di prima necessità come il gas dalla Russia che è balzato nel 2014 da 280 dollari su mille metri cubi a 480). Il risultato, virtuoso secondo il Fmi, è stato un deficit nel 2014 pari al 4,6% del Pil, mentre le previsioni economiche erano al 5,8%.
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