La Giordania intensifica la sua azione militare contro l’IS. A Washington, Barack Obama chiede al Congresso di poter mettere in moto un’azione più dura contro i terroristi dello Stato Islamico. Come avevo già scritto nel post precedente, la reazione di Amman all’assassinio raccapricciante del giovane pilota giordano avrebbe dato una svolta alla sonnolenta strategia della coalizione anti-IS. Loretta Napoleoni nel suo interessante articolo su Il Fatto Quotidiano sostiene che la volontà del Califfato sia proprio quella di trasportare la Giordania nel conflitto e aprire una destabilizzazione generale nella regione, puntando sullo storico antagonismo tra dinastia hashemita e alcuni governi arabi oltre a indebolire la coalizione guidata dagli Stati Uniti. Se il progetto del leader dell’IS Al-Baghdadi fosse quello indicato dalla Napoleoni, sembra che le cose non stiano andando per il verso giusto alla dirigenza dello Stato Islamico. Finora, le leadership arabe moderate non sembrano propense ad aprire fronti conflittuali. Soprattutto, la dinastia siriana di Assad e la leadership irachena non hanno ancora dato segnali di insofferenza dai raid giordani su Mosul e Raqqa. Inoltre, autorità governative e spirituali hanno condannato, in alcuni casi con toni eccessivi, la barbarie criminale compiuta dai miliziani dello Stato Islamico. E la coalizione potrebbe addirittura rafforzarsi perché Barack Obama chiede al Congresso di potere ricorrere a misure più severe contro l’IS, che invece sta puntando con la strategia comunicativa a inclinare i rapporti tra Washington e Amman annunciando che i bombardamenti giordani avrebbero ucciso la ragazza dell’Arizona in mano ai terroristi. Notizia ancora tutta da verificare.
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